Progettazione dell’oliveto di S. Camposeo

Progettazione dell’oliveto di S. Camposeo

La progettazione dell’oliveto, al pari di quanto dovrebbe avvenire per qualsiasi altro frutteto, è una questione di scelte in precisa successione. Tuttavia, le scelte economiche devono precedere quelle più squisitamente agronomiche. Cosa produrre, in quale quantità, con quale costo di produzione, a quale prezzo di conferimento, con quale tempo di ritorno dei capitali investiti: sono questioni imprenditoriali alle quali colui che volesse cimentarsi nell’impianto di un nuovo oliveto dovrebbe avere la risposta. Una volta che si ha l’intero quadro economico chiaro, l’imprenditore deve avvalersi dell’agronomo professionista con il quale comporre la seconda parte del progetto, cioè la definizione delle scelte agronomiche.

Quali tipologie di oliveti sono possibili nella nuova olivicoltura?

Abbiamo due possibilità. La prima è rappresentata dagli impianti intensivi, cioè oliveti con 400-600 alberi ad ettaro, idonei alla raccolta meccanica discontinua con scuotitore di tronco. La cultivar adatte sono quelle a media vigoria, quali Coratina, Nociara, Leccino, Peranzana, Cima di Melfi. La seconda è rappresentata dagli oliveti superintensivi, quelli con almeno 1.200 alberi per ettaro, per la raccolta meccanica continua con scavallatrice. Per questi impianti sono adatte solo cultivar a bassa vigoria, quali Arbosana, Oliana, Sikitita, Lecciana (la cultivar Arbequina è superata), Fs-17 (con limitazioni). Non corrisponde al vero che questi oliveti richiedano “troppa acqua, abbondanti concimazioni e ripetuti trattamenti fitosanitari”; inoltre fornisce olio di “alta qualità”: tutto dipende da chi gestisce l’oliveto (…e il frantoio)! Entrambe le tipologie di oliveti possono essere condotti in integrato e in biologico.

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