L’aratura: gestione dei sistemi colturali di L. D’andrea

L’aratura: gestione dei sistemi colturali di L. D’andrea

L’aratura

L’aratura è la lavorazione principale più convenzionale. Essa, da un punto di vista operativo, è eseguita ad una profondità di lavoro che si aggira mediamente tra i 30-40 cm, con velocità di avanzamento relativamente basse, solitamente inferiori ai 6-7 km/h.

Essa ha diversi effetti positivi tra cui: ricostituire una certa struttura mediante l’aumento della porosità del terreno, aumentare l’infiltrazione dell’acqua e il volume di terreno esplorabile dalle radici. Con il rivoltamento degli strati si ottiene l’interramento dei residui colturali, fertilizzanti organici e minerali, mentre i semi di infestanti sono esposti in superficie all’azione degli agenti atmosferici.

Essa ha diversi effetti negativi tra cui: distruzione degli aggregati stabili con rischio di destrutturazioni; maggior rischio di fenomeni erosivi sia idrici che eolici, aggravati in concomitanza al verificarsi di forti temporali con precipitazioni intense e forti venti; formazione di una suola di lavorazione con ostacolo alla percolazione dell’acqua in falda e all’approfondimento radicale; maggior rischio di compattamento a causa dell’elevato numero di passaggi, amplificato, se non rispettate condizioni di tempera; intensa aerazione del terreno che porta alla rapida mineralizzazione della sostanza organica, principale fattore della fertilità fisico-chimico-biologica, favorendo il rilascio di elementi come azoto e fosforo; suscettibilità del terreno a fenomeni di crosta superficiale per effetto battente della pioggia; forte incidenza sull’attività della macro-fauna e micro-fauna terricola; elevate emissioni di CO2 sia per ossidazione della sostanza organica, soprattutto negli strati più superficiali e sia per l’elevato impiego di combustibile; ed infine gli alti costi di produzione.

Quindi, per ridurre l’aratura in modo sostenibile, essa va programmata in tutti quei contesti dove veramente è necessaria, per colture come mais, pomodoro, patata e barbabietola, che sono definite appunto colture da rinnovo, e in tutti i casi di terreni dove sia necessario costituire un classico serbatoio d’acqua.

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