l’Irrigazione dei frutteti con acque reflue urbane affinate di S. Camposeo e G.A. Vivaldi

l’Irrigazione dei frutteti con acque reflue urbane affinate di S. Camposeo e G.A. Vivaldi

Il riutilizzo irriguo delle acque reflue urbane affinate fornisce rilevanti benefici, soprattutto in termini di sostenibilità ambientale delle produzioni frutticole, Oggi, dove la legislazione lo permette, il riuso di acque reflue urbane affinate a scopi irrigui su colture arboree da frutto è in forte espansione. Questi benefici sono riconducibili:

  • ad un notevole risparmio nell’uso delle sempre più limitate risorse idriche convenzionali;
  • ad una notevole riduzione della quantità di acque reflue da smaltire in ambienti marini;
  • ad un proporzionale incremento della offerta di corpi idrici non convenzionali.

Il conseguente aumento della disponibilità di acqua irrigua, se impiegata, determina sia la stabilizzazione delle produzioni dei frutteti irrigui in ambienti caldo-aridi, dove il fabbisogno irriguo annuo può assumere valori elevati (anche superiori a 2.000 m3ha-1), sia l’incremento delle superfici irrigabili, con la possibilità di conversione in irriguo anche in aree marginali. Inoltre, è ormai dimostrato che i sistemi colturali arborei irrigui possiedono una capacità di sequestro del più pericoloso e diffuso gas serra, il biossido di carbonio, almeno 10 volte superiore a quella dei sistemi in asciutto, a parità di altre condizioni. Nel caso delle colture arboree un aspetto di grande importanza, molto spesso trascurato o non adeguatamente considerato, è il “valore nutrizionale” delle acque reflue. La disponibilità di elementi nutritivi in esse disciolti rappresentano il secondo vantaggio agronomico ed ambientale del riuso di queste acque. I reflui urbani, infatti, sono ricchi di macro- (azoto, fosforo e potassio), meso- (calcio, magnesio e zolfo) e micro-nutrienti (boro, ferro, rame, zinco, manganese, molibdeno) e, benché le loro concentrazioni siano variabili nel tempo e nello spazio, le acque reflue equivalgono ad una soluzione fertilizzante diluita. Tuttavia, tale aspetto deve essere valutato con particolare attenzione, in riferimento soprattutto alla possibilità di causare squilibri nutrizionali e fitotossicità.

L’impiego di metodi irrigui a microportata di erogazione con ali gocciolanti sottochioma o in sub irrigazione evita qualsiasi occasione di contatto delle acque reflue affinate con i frutti pendenti: ciò rende il rischio microbiologico del riuso a scopo irriguo di acque non convenzionali in pratica assente. Se si aggiunge che la durata della stagione irrigua della maggior parte delle specie arboree è più lunga delle specie ortive o erbacee coltivata nello stesso areale, è evidente che i frutteti rappresentano le colture per le quali è massima la sostenibilità agronomica ed ambientale del riuso irriguo delle acque non convenzionali.

Circa il riuso irriguo delle acque reflue affinate, per alcune specie (vite ed agrumi) la sperimentazione è più avanti rispetto ad altre (olivo e drupacee); in ogni caso, molti aspetti importanti rimangono da meglio definire o ancora da indagare. L’olivo ed il mandorlo rappresentano i fruttiferi più ‘vocati’ all’impiego irriguo delle acque reflue affinate negli areali meridionali, dove la maggior parte della superficie investita è ancora condotta in asciutto. Se si considera, infine che l’olivo (da olio e da mensa) ed il mandorlo sono colture arboree tipicamente industriali il rischio microbiologico risulta notevolmente ridotto.

Figura 1. Impianto di affinamento delle acque reflue urbane (Fasano – BR).
Figura 2. Oliveto irrigato con acque reflue urbane affinate (Fasano – BR).


DiSAAT – Università di Bari Aldo Moro

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